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Les papillons noirs: il thriller francese che gioca con la memoria e l’oscurità (serie Netflix)

Oggi vi parlo di “Les papillons noirs“, una serie francese originariamente prodotta per Arté e ora disponibile su Netflix, che si inserisce nel genere thriller psicologico, con un tocco noir.

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Creata da Olivier Abbou e Bruno Merle, la miniserie si distingue per l’atmosfera cupa, la qualità della regia e una trama che si sviluppa su diversi piani temporali.

In soli sei episodi, l’opera riesce a costruire un racconto inquietante e coinvolgente che esplora i confini tra verità, finzione e follia.

Les papillons noirs: la trama

La storia segue Adrien Winckler (interpretato da Nicolas Duvauchelle), scrittore in crisi creativa che accetta l’incarico di scrivere le memorie di Albert Desiderio (Niels Arestrup), un anziano signore che sostiene di voler lasciare una testimonianza scritta del suo amore giovanile per una ragazza di nome Solange.

Quella che inizia come una classica storia d’amore, però, si trasforma presto in una serie di rivelazioni sempre più oscure.

Albert racconta ad Adrien un passato caratterizzato da omicidi, ossessioni e segreti indicibili.

A mano a mano che le confessioni si intensificano, Adrien si ritrova coinvolto in un gioco mentale disturbante che mette in dubbio la realtà dei fatti e la propria sanità mentale.

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Giudizio: positivo, ma…

Les papillons noirsmi è piaciuta, in particolare, per l’ottima qualità visiva, il montaggio ricercato e l’interpretazione dei protagonisti, in particolare Niels Arestrup nei panni di Albert.

La serie si distingue, inoltre, per la colonna sonora ricercata e, a tratti, inquietante, oltre all’uso intelligente dei flashback che arricchiscono la narrazione.

In generale, trovo interessanti i piani temporali multipli, a patto che vengano utilizzati sapientemente, per evitare cali di tensione o intrecci troppo caotici.

E, in questo caso, i salti fra passato e presente sono ben studiati e contribuiscono a rendere la storia più avvincente.

La trama, come è giusto che sia, è molto complessa e, col passare del tempo, la matassa si ingarbuglia sempre più.

Tuttavia, per essere un thriller, il ritmo risulta talvolta eccessivamente lento.

Le lunghe sequenze riflessive e il tono contemplativo possono far storcere il naso a chi si aspetta tensione costante o azione più serrata.

La serie, infatti, preferisce scavare nella psicologia dei personaggi anziché puntare sulla suspense immediata; un approccio che, per alcuni spettatori, può essere visto come un limite.

Ed è proprio questa, secondo me, la pecca principale della serie: gli sceneggiatori, che hanno fatto un ottimo lavoro nella definizione dei personaggi e dell’intreccio, si sono spesso “dimenticati” di avere a che fare con una storia che avrebbe dovuto tenere col fiato sospeso e dare un motivo per guardare l’episodio successivo…

Ed è un peccato, perché gli ultimi episodi sono ricchi di colpi di scena e rendono merito alla serie.

Un’altra “piccola pecca”, a mio parere, è il personaggio del poliziotto Carrel (interpretato da Sami Bouajila), protagonista di una trama secondaria che, alla fine, si ricollega alla principale, ma che viene comunque poco esplorata, mentre avrebbe potuto dare un contributo molto più interessante alla narrazione.

Les papillons noirs (serie Netflix)

Conclusioni

Les papillons noirs” è un’opera ambiziosa e ben realizzata, che mescola noir, introspezione e mistero in modo originale.

Nonostante un ritmo narrativo che non sempre mantiene alta la tensione, ritengo che la serie meriti di essere vista per l’atmosfera unica, le interpretazioni intense e la capacità di sorprendere fino all’ultimo episodio.

La consiglio, in particolare, a chi ama i thriller psicologici profondi e meno convenzionali, dove l’orrore non è solo negli eventi, ma sopratutto nella mente di chi li racconta.

Ah, un’ultima cosa: per sciogliere tutti i nodi della storia, vi consiglio di guardare la serie (letteralmente) fino alla FINE… 😉

Voi l’avete vista?

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