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Un freelance senza fissa dimora

Un lavoro da freelance, senza orari e senza ufficio.

Ho scelto io questa vita, anche se non sempre è semplice. In ogni momento, qualcosa può andare storto, come un ambiente troppo caldo, troppo freddo, o vicini troppo rumorosi. Come sta succedendo proprio in questo momento.

Perché la mia è una vita da freelance senza fissa dimora, in cui ogni cosa è imprevedibile, compresi i compagni temporanei di viaggio.

Come sempre in questi casi, cerco di ignorarli, concentrandomi sul mondo che si muove fuori dalla vetrata di questo bar. È una delle mie distrazioni preferite. Mi piace osservare le persone che passano cercando di indovinare dove stiano andando e a cosa stiano pensando. Per capire se anche loro amano sognare una realtà diversa.

La notte sogno poco – o, almeno, non ricordo di farlo – mentre di giorno mi capita spesso di perdermi nelle creazioni della mia immaginazione. I sogni a occhi aperti hanno sempre accompagnato le mie giornate e i miei continui cambiamenti.

Il mio, come quello di molti altri, è un costante divenire, un’irrequietezza che mi spinge a provare con curiosità – e paura – una strada nuova quando quella vecchia non è stata ancora percorsa del tutto, ma già inizia a starmi stretta. Ogni volta portando sulle spalle un nuovo bagaglio di esperienze e delusioni.

Come quando a 32 anni, dopo una laurea in Economia e cinque anni di lavoro insoddisfacente in ufficio – con contratto a tempo indeterminato – ho deciso di mollare tutto per tornare per la seconda volta all’università, fare il pendolare per tre anni e diventare mediatore linguistico.

La realizzazione di un sogno coltivato fin dalle scuole superiori e che, fino a quel momento, avevo tenuto nascosto in fondo all’ultimo cassetto.

Gli esperti di crescita personale affermano che l’unico confronto che vale la pena di fare è quello con la versione passata di se stessi. E, per quanto mi riguarda, diventare traduttore freelance è stato – senza dubbio – un ottimo passo avanti verso una definizione più precisa di me stesso.

Eppure…

Su quel pensiero, mi fermo un momento, per cercare ispirazione osservando i nuovi arrivi: due ragazzi, seduti uno di fronte all’altra, che parlano e si sorridono; una ragazza sola che cerca di studiare, distratta dalle notifiche sul suo cellulare; e il gruppetto di prima che continua a disturbare i presenti. Sospiro, bevo un sorso di cappuccino dalla tazza di carta e riprendo il filo dei pensieri…

Anche se ho superato la soglia dei 40 anni, sento che il viaggio è appena iniziato.

È quasi la metà di dicembre e, come sempre in questo periodo, per me è tempo di bilanci. So che anche quest’anno i conti non torneranno; non lo fanno mai, ormai ci sono abituato.

È la natura del mio business. E della mia vita.

Questi ultimi mesi dell’anno mi hanno portato una nuova consapevolezza e un nuovo obiettivo: ho deciso di affiancare alla mia attività di traduttore, quella di content creator. Una parola che, come spesso succede con i termini importati dall’inglese, non indica nulla di nuovo, però è carica di promesse.

Ma la vera novità non è nel termine, ma nella mia attitudine. 

Il mio lato creativo, per troppo tempo rimasto sopito, ha finalmente deciso di farsi sentire. Ho diversi progetti in cantiere che realizzerò nel corso del prossimo anno, tra cui questo blog. Lo avevo già aperto qualche anno fa, per poi abbandonarlo, forse perché non ero riuscito a trovare la chiave di lettura giusta.

Questa volta mi sono affidato a un brainstorming, come suggeriscono gli esperti. Ovviamente, è stato un brainstorming molto onirico. Con carta e penna ho disegnato un’immagine di me fra cinque anni, poi ho fissato le tappe intermedie che mi porteranno a quella immagine. Un percorso lungo, impegnativo e ricco di incognite.

Come piace a me.

L’idea che ruota attorno al blog è quella di creare contenuti e risorse dedicati al marketing per creativi, un ambito che mi affascina da sempre. Non lo farò in veste di esperto, non avendo sufficiente esperienza in questo campo, ma come creativo freelance che studia e impara la materia e la mette in campo, per sé e per aiutare gli altri a promuovere il proprio talento.

Insomma, ho deciso di creare informalmente una start-up creativa. 😉

So già che sarà un viaggio bellissimo.

Un rumore mi richiama alla realtà. I miei vicini di scrivania si sono alzati e se ne stanno andando. Dopo aver imitato la firma dei loro genitori, per loro è arrivato il momento di entrare a scuola.

Fuori, il mondo continua a muoversi in una luce fredda e grigia. Mi appoggio allo schienale della sedia, sorrido e finisco il caffè.

E riprendo a sognare.

Ciao, fammi sapere cosa ne pensi!