Conoscete l’espressione “bobo“?
Controllando i dizionari, molti riportano solo l’equivalente “bua”, quella che si fanno i bambini.
Tu t’es fait un bobo ? (ti sei fatto/a la bua?)
Il bobo di cui parliamo qui ha un significato diverso.
Bobo, infatti, è un mot-valise (parola macedonia), forma contratta di bourgeois-bohème.
Come spiega un video della serie Karambolage di Arté (che trovate in fondo all’articolo), il termine bobo è utilizzato per indicare una persona che:
- vive nei grandi centri urbani
- ha studiato
- esercita un mestiere che ha scelto
- vive nel comfort
- acquista bio
- si preoccupa per l’ambiente
- va spesso in bicicletta
- ha il cuore a sinistra
- ecc.
Il termine bobo, quindi, viene utilizzato per indicare una particolare categoria di persone.
Bobo: le origini
A livello etimologico, l’espressione viene da lontano.
Alla fine del XIX secolo, in “Bel ami“, Guy De Maupassant parlava di “une petite bourgeoise bohème“.
Nello stesso periodo, negli Stati Uniti, i vagabondi venivano chiamati “hobo“.
Termine tornato in auge nel 1957 grazie a Jack Kerouac nel famosissimo “On The Road“.
Da “hobo” a “bobo”, il passo è breve.
Più recentemente, il termine è stato reso popolare dal giornalista americano David Brooks nel libro “Bobos in Paradise: The New Upper Class and How They Got There“, pubblicato nel 2000.
Per l’autore, i bobo appartengono a una nuova categoria sociale, composta da giovani uomini e donne d’affari benestanti che vivono nel Greenwitch Village a New York e conciliano gli ideali capitalisti con i valori idealisti.
Sono al tempo stesso, capitalisti per lo status sociale e bohème per lo stile di vita.

L’arrivo in Francia
La parola ha poi attraversato l’Atlantico e preso piede soprattutto in Francia.
Forse perché, come spiega il video di Karambolage, il terreno è fertile.
Dal 1973 al 1981, ad esempio, la rivista di centro-sinistra “Le Nouvel Observateur” ogni settimana pubblicava “Les Frustrés“, una serie di fumetti umoristici di Claire Bretécher, in cui l’autrice, con una buona dose di umorismo e autoderisione, rappresentava se stessa e le persone che frequentava.
All’epoca, gli intellettuali di sinistra vivevano male la perdita dei grandi ideali del ’68.
I bobo, invece, non sono frustrati: capiscono che quell’epoca è finita; hanno fatto pace con le loro contraddizioni e ne sono anche fieri.
Oggi, il termine bobo viene utilizzato sia dai politici che dalla società in generale, spesso con valore negativo.
E non solo a destra.
Non tutti, infatti, amano l’idea di essere associati ai bobo.
I veri militanti di sinistra non li hanno in simpatia, perché li considerano persone che hanno potere economico e partecipano alla gentrificazione aggressiva che allontana le classi popolari.
Vengono visti, quindi, come una sinistra che ha rinunciato ai propri ideali a vantaggio dell’egoismo calcolato.
Persone che hanno il cuore a sinistra, ma il portafoglio a destra, perché hanno degli interessi da difendere.
Molti sociologi, comunque, sono contrari a questo termine.
Secondo loro, infatti, i bobo non esistono: sono solo borghesi moderni.
Conclusioni
Per parlare correttamente una lingua, è bene conoscere anche le espressioni di uso comune che “infiammano” il dibattito politico e sociale.
Come abbiamo visto, bobo è un termine che in francese ha connotazioni ben precise che, a seconda dell’interlocutore, possono essere percepite come positive o negative.
Facciamo, quindi, attenzione a come lo utilizziamo… 😉
Questo è il video di YouTube che ha ispirato l’articolo:
E questo è un video di “InnerFrench” che approfondisce il concetto di “bobo”:
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Foto di copertina: Photo by Clem Onojeghuo on Pexels.com
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